di Daria Transunto
Mi sono svegliata stamattina con questa idea che frulla in testa e con ricordi che riaffiorano sgomitando e chiedendo attenzione. Ma io i miei figli li ho allattati tutti?
No, ovvio me lo ricordo bene e che differenza ho notato tra quelli allattati al seno e quelli ai quali ho dato l’artificiale? Innanzitutto ho il dovere di ricordare a me stessa che non ho colpe e che le scelte fatte si sono rivelate giuste, sensate. Perché allattare due gemelli nati praticamente vitelli mentre Sofia aveva solo due anni voleva dire battere in una manciata di poppate Wonder Woman e massacrarmi come solo le masochiste son capaci di fare. In realtà il pensiero c’è stato, lo ammetto, perché la ricerca della perfezione era lì in agguato diabolica, ma desistere è stata una delle mosse più sagge della mia esistenza di mamma.
Non a caso mi son svegliata con il latte a far da padrone ai miei pensieri e dico non a caso perché ci credo che le cose che succedono hanno sempre un senso, un ritorno verso una ragione, ed è quella che ci ho trovato nel messaggio di Nicoletta, donna e mamma meravigliosa che ho seguito nella sua prima gravidanza. Mi chiede come mai, nonostante abbia smesso di allattare da più di sei mesi, il suo seno perde latte quando Giulietta piange forte ed è vicina a lei. La natura ancora sceglie la strada più amorevole e la connessione rimane la più potente, a richiesta la risposta è quella. E Nicoletta è stata una di quelle donne che ha scelto di allattare, si è placidamente accomodata nel tempo della pazienza e ci ha dato dentro, riuscendo nel suo intento. Una storia tra le tante che ha il gusto forte della conquista, perché a dirla tutta non è poi sempre una passeggiata l’allattamento al seno; riuscirci regala la forza e la nitidezza della determinazione. Come Valeria che al suo terzo figlio, questa volta ha deciso di provarci, semplicemente perché è tempo di farlo e ora si sente pronta. Ha remato proprio in quella direzione e il latte è stata cascata florida nonostante un cesareo. Batto le mani alle donne che scelgono, a quelle che decidono a prescindere dall’ingorgo di emozioni e al vociare di anonimi professionisti; perché la libertà di scegliere cosa fare è quella che permette di conoscerti e scoprire che in fondo tutto è possibile se lo si desidera davvero.
Alla domanda quindi mi sono risposta pescando dentro i ricordi, quelli nuovi di zecca perché più accessibili e il tempo è quello che è! La vita mi ha portato quattro figli e io li ho messi al mondo nella gioia e nel dolore più estremi, quelli che ti fanno toccare i confini, come a dimostrarti che oltre non c’è più nulla o forse tutto e tu, in quel frangente lo hai percepito. Ogni volta è stata unica, e a raccontarlo mi sento addosso il viso di una bambina con le rughe, per quanto piccole e immense sono le storie dei miei parti, racconti speciali che fanno sentire loro speciali ogni volta che me lo chiedono; i miei figli! li amo in maniera diversa per come meravigliosamente diversi sono; l’allattamento al seno è stato al femminile, Sofia e Nina sono state mammifere morbide nel tempo, nello scorrere delle stagioni, le ho viste crescere con me e grazie a me. Mangiano il mondo, in tutti i sensi e sono l’evoluzione della mia specie, gloriose donne, con nobili anime. E con loro il rapporto è al femminile, non tanto perché ci siamo allattate, ma perché ci riconosciamo. Alessandro e Diego sono gemelli e la mia storia si ripete per schiaffarmi in faccia e nel cuore tutto l’irrisolto, ma loro sono maschi tutti e due, nati grandi e grandiosi. Il latte artificiale un mezzo, l’amore in tutto il resto, senza recriminazioni o rimpianti perché loro lo sanno, l’hanno sempre saputo che nella saggezza di quella decisione ci stava dentro tutta la serenità per amarli come si deve. Le differenze sono date da altro, non da quella vecchia scelta, e sono quotidiane, fatte di gesti e calde parole, e con la consapevolezza che con i maschi il linguaggio è un altro, a volte più semplice e leggero, ma che tocca il cuore e non lo lascia più.